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Intervista dell'Ambasciatore Li Junhua ad Agenzia Stampa Italia
2021-11-23 22:25

Il 23 novembre, l'Ambasciatore Li Junhua ha rilasciato un'intervista ad Agenzia Stampa Italia. Pubblichiamo qui di seguito il testo integrale:

S.E. Li Junhua, bentornato su Agenzia Stampa Italia. Si è da poco conclusa la sesta sessione plenaria del 19° Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese, un appuntamento molto atteso nel Paese per l'importanza della lettura conclusiva degli ultimi cento anni di storia nazionale, alla luce dei grandi cambiamenti degli ultimi dieci anni. Cosa rappresenta la sesta sessione plenaria nella tradizione di governo del Partito? Quali sono stati i risultati principali?

In occasione del centenario della fondazione del Partito Comunista Cinese (PCC), il 19° Comitato Centrale ha svolto la sua sesta sessione plenaria, durante la quale sono stati riassunti i principali risultati e l'esperienza storica di questo secolo. La sessione incarna pienamente l'alta coscienza politica del PCC nella volontà di dare importanza alla legge della storia e di usarla nel modo giusto, dimostrando la fiducia e la missione del Partito nei suoi cento anni di esistenza: aprire un futuro luminoso per il secondo centenario. Questo plenum ha un importante significato pratico e storico nel promuovere l'ulteriore unificazione del pensiero, della volontà e dell'azione di tutto il Partito, e nell'unire e condurre il popolo cinese, in tutti i suoi gruppi etnici, a cogliere l’opportunità della nuova grande vittoria del socialismo con caratteristiche cinesi nella nuova era.

Il risultato più importante di questo plenum è stato l’approvazione della Risoluzione del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese sui principali risultati ed esperienze storiche centenarie del Partito. Questa è la terza risoluzione storica nel secolo di esistenza del Partito Comunista Cinese, che rivela in maniera approfondita "perché abbiamo avuto successo in passato e come dovremmo continuare ad avere successo in futuro". Dopo un secolo di lotta, il Partito Comunista Cinese ha cambiato fondamentalmente il futuro e il destino del popolo cinese, ha aperto la strada per realizzare il grande rinnovamento della nazione cinese, dimostrato la forte vitalità del marxismo, influenzato profondamente il corso della storia mondiale e forgiato un Partito Comunista Cinese all'avanguardia.

Nei suoi cento anni di storia, il PCC ha accumulato una preziosa esperienza storica coprendo dieci aspetti: sostenere la leadership del Partito, mettere il popolo al primo posto, avanzare l'innovazione teorica, rimanere indipendente, seguire la via cinese, mantenere una visione globale, continuare a praticare nuove esperienze, avere il coraggio di difendersi, promuovere un fronte unito e restare impegnati nell'autoriforma del Partito.

Con il concetto di "democrazia popolare per l'intero processo", la Cina sta strutturando un percorso di riforme specifico, peculiare e diverso da quello delle democrazie liberali. Proprio ad inizio dicembre, il presidente Joe Biden aprirà un vertice mondiale delle democrazie con l'obiettivo di ricostruire un consenso intorno al modello rappresentato dagli Stati Uniti. Quali sono le differenze più significative tra la democrazia occidentale e la democrazia popolare che ha in mente la leadership cinese?

La democrazia è un valore comune a tutta l'umanità e un concetto importante che il Partito Comunista Cinese e il popolo cinese hanno sempre sostenuto. Il mondo è bello proprio per il suo pluralismo e le civiltà sono splendide proprio per la loro diversità. La democrazia non dovrebbe essere, e non può essere, un prodotto su ordinazione, con un modello standard. Solo un popolo può giudicare se il suo Paese è democratico o meno, la chiave è osservare se il popolo è veramente padrone del suo Paese. La democrazia non è un ornamento e la sua efficacia non è testata dalle promesse, ma dai risultati. Se il popolo viene coinvolto e tenuto in considerazione solo al momento del voto, ma lasciato fuori dopo, un tale sistema non può essere considerato una vera democrazia. Rifiutare che la democrazia possa essere praticata in una forma diversa da altre è già antidemocratico.

La democrazia popolare per l’intero processo in Cina si basa sulla tradizione storica e sulle condizioni nazionali del nostro Paese, attinge alla civiltà politica dell’umanità e apre un percorso democratico che appartiene al popolo cinese stesso, unendo democrazia di processo e di risultato, democrazia procedurale e sostanziale, democrazia diretta e indiretta, democrazia del popolo e volontà dello Stato, e proteggendo veramente i diritti e gli interessi del popolo. I cinesi già oggi eleggono i propri rappresentanti nelle Assemblee del Popolo, chiamate ad amministrare gli affari politici, economici, culturali e sociali del Paese.

Allo stesso tempo, la piena copertura della democrazia è assicurata attraverso le procedure e le forme dell'intero processo, garantendo che l’elezione, la consultazione, la decisione, la gestione, la supervisione e altri passaggi siano in armonia, assicurando che la democrazia sia ampia, vera ed efficace.

Un altro cardine della strategia di sviluppo cinese è quello relativo alla prosperità comune. Il primo luglio di quest’anno Xi Jinping ha annunciato il raggiungimento dell'obiettivo del primo centenario (1921-2021), cioè la realizzazione di una società moderatamente prospera (Xiaokang). Ora, si apre la strada verso il secondo centenario (1949-2049). Come cambierà la società cinese nei prossimi trent'anni?

Dopo decenni di sforzi, la Cina ha raggiunto il suo primo obiettivo centenario, con 1,4 miliardi di persone che si muovono all'interno di una società moderatamente prospera sotto ogni aspetto, dove il problema della povertà assoluta è stato pienamente risolto. Questo segna un grande passo in avanti per il Partito Comunista Cinese nell'unire e guidare il popolo cinese lungo la strada per una vita migliore e per raggiungere la prosperità comune. Attualmente, la Cina si sta muovendo verso il secondo obiettivo centenario, cioè quello di costruire una moderna potenza socialista.

Seguiremo la tabella di marcia stabilita dal 14° Piano Quinquennale e dagli Obiettivi di Lungo Termine al 2035, promuoveremo ulteriormente uno sviluppo di alta qualità, approfondiremo in modo complessivo la riforma e l'apertura, ci sforzeremo di ridurre il divario di sviluppo tra aree urbane ed aree rurali nelle condizioni di vita della popolazione, miglioreremo continuamente il livello di civilizzazione della società cinese e l'efficacia del governo nazionale.

Allo stesso tempo, lavoreremo attivamente per migliorare l'ambiente naturale, svilupperemo modelli sostenibili di produzione e di vita e lavoreremo per un progresso più sostanziale verso una prosperità comune per tutte le persone. Entro la metà di questo secolo, la civilizzazione materiale, politica, etico-culturale, sociale ed ecologica della Cina sarà completamente migliorata e la prosperità comune di tutto il popolo sarà fondamentalmente realizzata.

Quello del contrasto al cambiamento climatico è un tema ormai salito ai primissimi posti nell'agenda globale. Nonostante le critiche, la Cina da anni è impegnata sulla diversificazione delle fonti e sulla riduzione delle emissioni di CO2, tanto da essere ad oggi il primo produttore mondiale di energia da fonti rinnovabili e di energia idroelettrica nonché il primo Paese al mondo per riforestazione media annua. Quali sono gli impegni per l'ambiente assunti da Pechino durante il G20 di Roma, la COP26 di Glasgow e la COP15 di Kunming? Cosa si è detto durante il recente incontro bilaterale virtuale Xi-Biden?

Il cambiamento climatico è una sfida globale eccezionale che riguarda gli interessi comuni dell'umanità e il futuro del pianeta. Come Lei ha detto, nel corso degli anni, la Cina ha assunto responsabilità internazionali commisurate alle sue condizioni nazionali e ha promosso attivamente una trasformazione verde della sua economia. La Cina ha eliminato 120 milioni di kilowatt di impianti di energia a carbone obsoleti e non costruirà nuovi progetti di energia a carbone all’estero. Il presidente Xi Jinping ha dichiarato solennemente che la Cina si sforzerà di raggiungere il picco delle emissioni di carbonio entro il 2030 e la neutralità carbonica entro il 2060.

La Cina ha inoltre pubblicato il Programma d'Azione Peak Carbon 2030 e continuerà ad elaborare piani di attuazione e una serie di misure di sostegno per il raggiungimento del picco di emissioni nei settori-chiave e nelle industrie. Costruirà inoltre un sistema di politiche "1+N" per il raggiungimento del picco e della neutralità. La Cina continuerà anche a promuovere l’adeguamento delle strutture industriali ed energetiche, svilupperà vigorosamente l'energia rinnovabile, promuoverà la ricerca, lo sviluppo e l'applicazione di tecnologie verdi e a basse emissioni di carbonio, accelererà la pianificazione e la costruzione di progetti a base eolica e fotovoltaica.

Non molto tempo fa, i leader di Cina e Stati Uniti hanno tenuto il loro primo incontro in video e hanno avuto uno scambio di vedute su questioni strategiche, generali e fondamentali riguardanti lo sviluppo delle relazioni sino-statunitensi nonché importanti questioni di interesse comune.

Il presidente Xi Jinping ha sottolineato che la Cina e gli Stati Uniti dovrebbero aderire ai tre principi del rispetto reciproco, della coesistenza pacifica e della cooperazione win-win nella nuova era. I due leader hanno concordato che la Cina e gli Stati Uniti, come potenze mondiali, dovrebbero gestire le differenze e le questioni sensibili in modo costruttivo e promuovere lo sviluppo delle relazioni bilaterali nella giusta direzione, nell’interesse dei due popoli e della popolazione mondiale.

Per esempio, sulle proposte per affrontare il cambiamento climatico, la Cina e gli Stati Uniti hanno rilasciato una dichiarazione congiunta durante la COP26, impegnandosi a lavorare insieme per rafforzare l'attuazione dell'Accordo di Parigi e concordando di istituire il un gruppo di lavoro per una maggiore azione sul clima. La comunità internazionale ha molto apprezzato la videoconferenza tra i leader cinese e nordamericano, con la convinzione che solo stabilendo una sana e stabile relazione tra Cina e Stati Uniti, potremo promuovere lo sviluppo dei rispettivi Paesi e salvaguardare la pace, la stabilità e la prosperità nel mondo.

Uno degli attriti principali tra Pechino e Washington è indubbiamente rappresentato dalla questione di Taiwan, un territorio che quasi tutti i Paesi membri dell'ONU, inclusi gli Stati Uniti, riconoscono ufficialmente come provincia cinese, ma che oggi è governato da una coalizione guidata dalle forze separatiste del Partito Democratico Progressista. Molti giornali occidentali hanno spesso parlato di una presunta intenzione della Cina continentale di invadere militarmente Taiwan, un'ipotesi che fin'ora non si è mai verificata. È possibile, tuttavia, restituire forza al Consensus 1992 e tornare al tavolo dei negoziati per la riunificazione?

Il fatto che c’è soltanto una sola Cina nel mondo e che Taiwan è una parte inalienabile della Cina è condiviso dalla comunità internazionale. Realizzare la completa riunificazione della patria è l'aspirazione comune e la sacra missione di tutti i figli e le figlie della nazione cinese. Il comunicato della sesta sessione plenaria del 19° Comitato Centrale sottolinea che aderiremo al principio di 'Una sola Cina' e al Consensus 1992, ci opporremo risolutamente agli atti secessionisti per l'indipendenza di Taiwan e ci opporremo risolutamente all'interferenza di forze esterne.

Le autorità del Partito Democratico Progressista a Taiwan hanno ostinatamente aderito alla loro posizione separatista che cerca l'indipendenza di Taiwan e rifiutano di riconoscere il Consensus 1992, che incarna il principio di 'Una sola Cina'. Questa è la più grande minaccia reale alla pace e alla stabilità dello Stretto di Taiwan.

Siamo disposti ad impegnarci insieme con tutti i partiti, gruppi e individui di Taiwan per condurre un dialogo e una consultazione sulla base politica dell'adesione al Consensus 1992 e dell'opposizione all'idea dell'indipendenza di Taiwan. Compiremo il massimo sforzo per la prospettiva di una riunificazione pacifica. Tuttavia, se le forze separatiste per l'indipendenza di Taiwan continueranno a provocare o addirittura supereranno la linea rossa, dovremo adottare misure decisive.


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